Cosa fare con Eur-Usd? Che ne pensi di uno short di Usd-Jpy? La Bank of England sta alzando i tassi nel Regno Unito a ogni meeting, vorrei investire sulla sterlina, cosa ne pensi? Queste sono solo alcune delle domande che ho ricevuto negli ultimi giorni. Ho risposto a tutti privatamente, tuttavia vorrei prendere spunto da queste domande per fare un po’ il punto della situazione sulle valute.
Dopo alcuni anni di bassa volatilità e tassi a zero o quasi, con la pandemia, l’inflazione ha cominciato a lievitare a causa della forte diminuzione della domanda e afflussi di liquidità senza precedenti grazie a misure di politica monetaria di sostegno. Lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia (arriverò anche a quello) ha solo aumentato un problema che era già presente e mal gestito.
Con l’inflazione sempre più crescente, diverse banche centrali hanno cominciato una politica monetaria di austerità, alzando ripetutamente i tassi d’interesse. Gli Stati Uniti hanno programmato ben 11 rialzi nel biennio 2022-2023, la Bank of England ha già alzato tre volte i tassi quest’anno, portandoli dallo 0,10% allo 0,75%. Altre nazioni come il Canada e la Nuova Zelanda hanno iniziato o si stanno apprestando ad alzare i tassi d’interesse.
Questa politica del “alzo i tassi d’interesse per combattere l’inflazione” se da una parte non combatteranno l’inflazione essendo questa generata non da un aumento dei consumi ma da quello dei costi e delle materie prime, dall’altra stanno riportando in auge il carry trade.
Cos’è il carry trade?
Nel Forex, il carry trade è una strategia vecchia quanto i mercati finanziari e consiste nel prendere in prestito denaro in paesi con una valuta a basso rendimento per investirlo in strumenti finanziari (raramente in beni reali, generalmente in titoli di stato) in paesi con una valuta ad alto rendimento. Il profitto ottenuto è pari alla differenza tra il rendimento dell'investimento e il costo del finanziamento.
In questi primi tre mese e quasi mezzo del 2022, da una parte ci sono state banche centrali ancora accomodanti che hanno lasciato i tassi invariati, dall’altra banche centrali che, come detto, hanno alzato ripetutamente i tassi d’interesse. Questo ha fatto sì che gli investitori istituzionali rispolverassero la strategia del carry trade, vendendo JPY, CHF e anche EUR e comprando USD, AUD, NZD e anche GBP.
Vi mostro un grafico, sotto potete vedere Usd-Jpy (in nero) assieme al VIX Index (in rosso).
Lo Yen, come il Franco svizzero, è una valuta rifugio. Quando sui mercati c’è incertezza, c’è paura, lo Yen viene acquistato. Lo si può vedere dal grafico sopra, ogni volta che il VIX Index sale (in particolar modo supera 30) Usd-Jpy viene venduta e scende. Questo, tranne che a febbraio, quando nonostante il rialzo del VIX Index, Usd-Jpy ha iniziato un forte movimento rialzista che ha portato la coppia di valute a guadagnare oltre il 9% in poco più di tre settimane.
Gli investitori istituzionali hanno venduto Yen e acquistato dollari allettati dalla prospetti di tassi negativi ancora per lungo tempo in Giappone e la miriade di rialzi dei tassi programmati dalla Federal Reserve. Ma non solo lo Yen. Come potete vedere dal grafico sotto, CHF, JPY e EUR sono state le tre valute che hanno perso maggiormente contro il Dollaro la scorsa settimana.
L’altro avvenimento che ha influenzato le valute è lo scoppio della guerra in Ucraina avvenuto il 24 febbraio. La valuta più coinvolta è stato l’Euro dal momento che è utilizzato come pagamento delle materie prime ucraine e russe dai paesi dell’Eurozona. Guerra che ha fatto impennare il costo di molte materie prima avvantaggiando le cosiddette commodity currencies, cioè quelle economie che si basano sull’esportazione di materie prime come l’Australia e la Nuova Zelanda.
Concludo analizzando brevemente un po’ più nel dettaglio le varie valute.
JPY. Il Giappone si trova nella situazione opposta a quella delle altre nazioni, ha una bassa inflazione (1%). La Bank of Japan sembrerebbe pronta ad acquisti illimitati di bonds (al momento è solo una proposta). Questo per permettere alla BoJ di mantenere il suo controllo sulla curva dei rendimenti. Se ciò dovesse avvenire realmente porterebbe a un forte aumento della liquidità e, di conseguenza, a una svalutazione dello Yen. I tassi in negativo (-0,1%) ancora per lungo tempo favorisco operazioni di carry trade.
CHF. L’ultima cosa che vuole la Swiss National Bank è un Franco forte, specialmente contro l’Euro. Già con Eur-Chf sotto 1,10 cominciano acquisti da parte del SNB di Euro e vendite di Franchi, non oso immaginare come si saranno sentiti i membri nel vedere, seppur per poco, la coppia di valute sotto la parità. I tassi sono negativi (0.75%) e così rimarranno per molti mesi ancora. Il Franco svizzero è una valuta rifugio oltre ad essere utilizzata per il carry trade contro altre valute europee di maggiore rendimento.
EUR. La BCE ha adottato una posizione più aggressiva, con gli acquisti di obbligazioni che dovrebbero concludersi nel Q3. Tuttavia, non è stato preso alcun ulteriore impegno politico, affermando invece, che la gestione dovrà rimanere flessibile. Pur con un’inflazione record al 7,5% e con il tapering in atto, non vedremo nulla di nuovo, il che potrebbe danneggiare la domanda di EUR mentre altre importanti banche centrali aumentano i tassi (carry trade). È la valuta che subisce le conseguenze maggiori a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Inoltre, ha sopra di sé la spada di Damocle delle elezioni in Francia di oggi. I sondaggi dicono che Macron e Le Pen sono alla pari. La vittoria di Marine Le Pen, nazionalista e di destra, combinata con un tedesco di sinistra, Olaf Scholz, potrebbe aumentare l’incertezza in Europa e ciò si ripercuoterebbe negativamente sulla moneta unica.
USD. L’inflazione negli Stati Uniti dovrebbe raggiungere l’8,3% a marzo, un nuovo massimo da 40 anni, in aumento dal 7,9% di febbraio, questo dovuto all’aumento dei prezzi di energia, cibo e carburante che continua a tartassare i redditi delle famiglie. La possibilità che l’inflazione continui a crescere d’ora in avanti dipenderà principalmente dai prezzi delle materie prime più che da ciò che la Fed farà con i tassi di interesse. Un’inflazione superiore alle previsioni potrebbe far salire ancora di più il dollaro USA.
CAD. La BoC molto probabilmente aumenterà i tassi di 50 punti base nella riunione che si terrà il 13 aprile. I recenti dati sul GDP mostrano che l’economia sta prendendo slancio e la disoccupazione si aggira intorno ai minimi degli ultimi 5 anni, tutto questo mentre l’inflazione è salita a 5,7%, il massimo degli ultimi tre decenni. Le dure dichiarazioni sul fatto che la BoC “agirà con forza” pronunciate dal vice governatore della BoC Sharon Kozicki hanno sollevato il timore di una manovra fuori misura.
AUD e NZD. Due commodities currencies, le economie di Australia e Nuova Zelanda si basano sulle esportazioni di materie prime. La guerra in Ucraina ha portato a un forte aumento dei prezzi di molte materie prime e di ciò ne hanno tratto vantaggio il dollaro australiano e quello neozelandese. Inoltre, con il lockdown in atto a Shanghai e i casi di Covid che aumentano di giorno in giorno si temono ulteriori interruzioni alla catena di approvvigionamento. Questo potrebbe portare ad ulteriori aumenti di prezzo di determinate materie prime.
GBP. La Bank of England, per combattere la sempre più crescente inflazione, ha già alzato i tassi d’interesse tre volte in questo inizio di 2022, portandoli dallo 0,1% allo 0,75% e non sembra ancora intenzionata a fermarsi. Questo tuttavia non ha portato ancora grandi benefici alla sterlina che anzi, nei primi tre mese, poco più, del 2022, ad esclusione dello Yen ha perso contro tutte le altre principali valute, anche contro l’Euro (Eur-Gbp il 31 marzo ha toccato il massimo dell’anno).
Oggi prendo spunto da alcune domande che ho ricevuto per fare un po’ il punto della situazione sulle valute. Dopo alcuni anni di bassa volatilità e tassi a zero o quasi, con la pandemia, l’inflazione ha