Insights into the term structure
Approfondimenti sulla struttura a termine
8 Maggio 2023

Fosche nubi all’orizzonte

Se ci concentrassimo esclusivamente sugli sbalorditivi dati sul lavoro degli Stati Uniti, saremmo portati a credere che l'economia sia forte e che non possano verificarsi eventi preoccupanti. Tuttavia, questa percezione è tutt'altro che accurata. La situazione economica globale è estremamente preoccupante, nonostante l'attuale stabilità dei mercati.

Parto dalla Cina, la locomotrice dell’economia mondiale. Il maggior paese esportatore e il secondo importatore dopo gli Stati Uniti. Il Paese è praticamente in deflazione. Il dato di giovedì dell’indice dei prezzi al consumi (CPI) ha visto un’inflazione a maggio anno su anno allo 0,1%. Peggio ha fatto l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) crollato al -3,2% sempre su base annua. Non proprio una bella prospettiva.

Fa pensare la storia dell’impiegato della Shanghai Pudong Development Bank (SPDB) che si è visto ridurre lo stipendio del 70%. La notizia rimbalzata su WeChat, una sorta di Whatsapp cinese (sorvegliata, analizzata e tracciata dalle autorità cinesi) ha provocato uno sciopero all’esterno degli uffici della banca.

La banca si è giustificata affermando che il contratto del lavoratore era legato alla produzione e il taglio è stato applicato a seguito di risultati deludenti e anche altri impiegato si sono visti decurtare lo stipendio anche se in percentuale minore. Sarà… quello che però mi fa storcere il naso è che non ho mai sentito di un lavoratore cinese “svogliato” e questo mi porta a fare un altro ragionamento: se anche ce ne sono stati in passato la notizia non è trapelata e tantomeno è stato fatto uno sciopero.

Resta comunque il fatto, che la Cina è messa male. Ma non è la sola.

La Germania ha visto i consumi energetici più bassi di quelli del 2020, l’anno del Covid-19. Mmmh… industrie ferme?

Pochi giorni fa è uscito il dato della produzione industriale di marzo che ha registrato un calo del 3,4% rispetto al mese precedente, il più forte ribasso degli ultimi 12 mesi e un dato nettamente peggiore rispetto alle stime degli economisti che prevedevano sì un calo ma solo dell’1%.

Il segnale preoccupante è che la produzione industriale rimane al di sotto dei livelli pre pandemia e le aspettative non sono buone dopo che a marzo l’industria manifatturiera ha visto gli ordini scendere del 10,7%, il peggior dato dal forte calo registrato ad aprile 2020. Sempre a marzo, le vendite al dettaglio sono scese del 2,4%, il peggior dato dell’Eurozona, le esportazioni sono diminuite del 5,7% rispetto al mese precedente, colpite soprattutto dal cattivo andamento dei mercati cinese e statunitense.

Infine, il 28 aprile il dato preliminare del Pil del primo trimestre (0,0% contro una previsione del +0,2%) ha evidenziato un’economia tedesca stagnante. Il 25 maggio uscirà il dato finale. Certo è che i segnali che stanno arrivando dai principali indicatori economici tedeschi sono tutt’altro che confortanti, lasciando poco spazio alle speranze di un miglioramento. Anzi si teme che si possa rivedere il dato al ribasso come successo a febbraio, mandando ad un passo dalla recessione la principale economia dell’Eurozona.

C’è solo da capire quanto tutto questo condizionerà il resto dell'Europa.

Chiudo con gli Stati Uniti e la questione delle banche. Anche se non se ne sente più parlare, i fallimenti delle banche americane continuano, soprattutto tra quelle di piccole dimensioni (il fallimento della First Republic Bank, acquisita da JPMorgan, è passato quasi inosservato ma è stato il secondo più grande fallimento bancario). I fattori che contribuiscono a questa tendenza sono principalmente due: l'allentamento delle norme di vigilanza per le piccole banche sotto l'amministrazione Trump e le conseguenze di un lungo periodo di bassi costi di finanziamento.

Per ridurre il rischio di solvibilità, le piccole e medie banche statunitensi potrebbero essere sottoposte a regole più stringenti, inducendole così a inasprire le linee di credito. A questi istituti solitamente si rivolgono le piccole imprese per richiedere prestiti. Secondo un rapporto degli analisti di Goldman Sachs, le piccole e medie imprese svolgono un ruolo fondamentale nel tessuto economico-sociale statunitense, essendo responsabili di un quarto della produzione lorda e impiegando circa il 35% della forza lavoro nel settore privato.

Poi, ci sono le parole della Yellen, “Date le attuali previsioni, è imperativo che il Congresso agisca prima possibile per aumentare o sospendere il limite del debito in modo da fornire la certezza a lungo termine che il governo continui a effettuare i pagamenti”, ha detto il segretario al Tesoro americano. Il termine per un accordo è il 1° giugno.

Forse non molti se ne ricorderanno ma nel 2011 la situazione era la stessa. L’allora mancato accordo durante l’amministrazione Obama portò la borsa americana a perdere il 20% nelle due settimane successive.

In conclusione, le più grandi economie mondiali hanno importanti problemi. Il rallentamento economico è sotto gli occhi di tutti (non ho parlato del PIL americano…). La domanda è: sapranno evitare una recessione mondiale? Intanto aumentano le probabilità di tagli dei tassi più sostanziosi negli Stati Uniti entro fine anno.

Se ci concentrassimo esclusivamente sugli sbalorditivi dati sul lavoro degli Stati Uniti, saremmo portati a credere che l’economia sia forte e che non possano verificarsi eventi preoccupanti

David Carli
David Carli
David è un analista finanziario con oltre 28 anni di esperienza (due anni come gestore di fondi) in valute e materie prime. Collabora con un'importante società europea di investimenti in materie prime ed è autore di diversi libri di successo sul trading e sui mercati finanziari.

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